Nel pacchetto di infrazioni di novembre, reso noto oggi, l'esecutivo comunitario indica di aver inviato un parere motivato a nove Stati membri dell'UE - Portogallo, Bulgaria, Irlanda, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Austria e Svezia - per "non aver garantito il corretto adempimento degli impegni di riduzione di vari inquinanti atmosferici, come previsto dalla direttiva [...] sulla riduzione delle emissioni nazionali di determinati inquinanti atmosferici".

Questi nove Paesi "hanno ora due mesi di tempo per rispondere e adottare le misure necessarie; in caso contrario, la Commissione può decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell'Unione europea", spiega Bruxelles.

Inoltre, l'istituzione ha deciso di inviare un'ulteriore lettera di notifica a tre Stati membri (Lussemburgo, Polonia e Romania), che hanno anch'essi due mesi di tempo per colmare le lacune sollevate dall'esecutivo comunitario e, se non lo faranno, riceveranno un parere motivato.

In discussione è la direttiva che stabilisce gli impegni nazionali per ridurre le emissioni di cinque importanti inquinanti atmosferici, tra cui gli ossidi di azoto, i composti organici volatili non metanici, il biossido di zolfo, l'ammoniaca e le polveri sottili, che peggiorano la qualità dell'aria.

Gli impegni di riduzione devono essere rispettati da ogni Stato membro tra il 2020 e il 2029, con obiettivi più ambiziosi a partire dal 2030.

Dopo aver inviato, nel gennaio di quest'anno, lettere di notifica e analizzato gli inventari e le informazioni comunicate dagli Stati membri, Bruxelles ha concluso che il Portogallo e gli altri otto Paesi oggetto di un parere motivato "non hanno rispettato gli impegni assunti in materia di inquinanti", una situazione che deve cambiare.