"Sosteniamo che allo Stato russo, che ha infranto per due volte la tregua olimpica, non dovrebbe essere permesso di usare lo sport per legittimare la sua invasione barbara e non provocata dell'Ucraina, né lo Stato bielorusso dovrebbe poter usare lo sport per legittimare la sua complicità nella guerra di aggressione della Russia", spiega la lettera firmata da diversi ministri o rappresentanti dello sport, tra cui il Segretario di Stato per la Gioventù e lo Sport, João Paulo Correia.
Questo gruppo di nazioni è fermamente contrario alla raccomandazione del Comitato Olimpico Internazionale(CIO) del 28 marzo, favorevole al reintegro di questi atleti, a condizione che gareggino sotto una bandiera neutrale e che, in modo dimostrabile, non abbiano sostenuto la guerra, ovvero l'invasione della Russia in Ucraina.
"Rimangono ancora questioni sostanziali, soprattutto per quanto riguarda i legami militari degli atleti, i finanziamenti statali, o la definizione di ciò che costituisce le squadre e i meccanismi di ispezione", sottolineano i firmatari, rafforzando le preoccupazioni espresse al CIO il 21 febbraio.
Il gruppo insiste sul fatto che questa posizione "non è una discriminazione contro gli individui sulla base del loro passaporto" e rafforza l'idea del "rispetto dei diritti di tutti gli atleti di essere trattati senza alcuna discriminazione in conformità con la Carta Olimpica".
"Siamo concentrati su una competizione sportiva equa, oltre a garantire che gli atleti russi e bielorussi non appaiano come rappresentanti dei loro Stati, come anche il CIO cerca di assicurare attraverso le sue raccomandazioni", insistono.
Nonostante la loro posizione, i governi interessati garantiscono "il pieno rispetto dell'autonomia delle organizzazioni sportive", promettendo però di "monitorare attentamente" l'attuazione delle raccomandazioni del CIO e delle federazioni sportive internazionali.
"Se queste questioni non verranno affrontate, ci aspettiamo che il CIO riconsideri il suo approccio", concludono.
Il Comitato Olimpico Internazionale non ha ancora preso una decisione in merito alla partecipazione dei due Paesi aggressori ai Giochi Olimpici di Parigi 2024.