"Un immigrato è uno straniero, ma uno straniero non è necessariamente un immigrato. Nelle carceri ci sono molte persone che sono straniere, ma non sono immigrate", ha dichiarato Luís Neves, ascoltato in Parlamento in merito ai dati sulla criminalità in Portogallo.
In un'audizione presso la Commissione per gli Affari Costituzionali, i Diritti, le Libertà e le Garanzie, su richiesta dell'Iniziativa Liberale, che ha chiesto "chiarimenti sulla reale situazione della criminalità in Portogallo", Luís Neves ha anche affermato che il PJ dispone di dati sulla nazionalità di tutti i detenuti, ma la loro divulgazione non è consentita.
"Il PJ conosce la nazionalità di tutti i nostri detenuti, ma non condividiamo [questi dati] perché non ci è stato permesso di condividerli", ha spiegato Luís Neves in merito alla questione dell'introduzione della nazionalità nel Rapporto annuale sulla sicurezza interna (RASI), di cui si è discusso negli ultimi tempi.
Sempre in relazione alla nazionalità dei detenuti - compresi quelli in custodia cautelare e quelli condannati - il direttore nazionale della Polizia Giudiziaria ha spiegato che nazionalità come quella pakistana o indiana, ad esempio, "non hanno una maggiore preponderanza criminale rispetto ad altre nazionalità". "Al contrario", ha aggiunto.
Un'altra informazione evidenziata durante l'audizione che si è svolta in Parlamento riguarda i detenuti preventivi, e Luís Neves ha ricordato che "i tribunali portoghesi arrestano più stranieri [quando applicano misure coercitive] a causa del rischio di fuga".
L'applicazione di questa misura coercitiva non significa, ha aggiunto il direttore nazionale del PJ, che il tasso di condanne sia più alto per gli stranieri che per i portoghesi.
Alla domanda su eventuali "sentimenti di insicurezza" tra la popolazione, Luís Neves ha risposto che non esiste alcuno studio scientifico e convalidato che confermi questa sensazione popolare.