Secondo Executive Digest, che cita il quotidiano Público, l'obiettivo, secondo la sentenza firmata da 10 giudici della Corte Suprema, è quello di porre fine alle situazioni di indegnità che si sono create a causa della mancanza di capacità dell'AIMA di rispondere alle richieste.
La decisione deriva da una sentenza della Corte Suprema di Giustizia(STJ) che stabilisce che l'AIMA deve rispettare il termine legale di 90 giorni nelle richieste di permesso di soggiorno per immigrati.
Pertanto, se i dipendenti dell'AIMA non saranno in grado di risolvere tempestivamente la citazione in giudizio a questo proposito, i direttori dell'istituzione potrebbero dover pagare di tasca propria le multe che potrebbero essere loro inflitte dai tribunali.
Il successore del Servizio stranieri e frontiere(SEF) ha più di 400 mila processi pendenti e sta lottando con la mancanza di risorse per rispondere a così tante richieste.
Secondo Artur Girão, presidente del sindacato dei lavoratori AIMA, l'imposizione del tribunale viola la legge ma non risolve i problemi. "Speriamo solo che questa decisione non provochi una corsa a questo tipo di meccanismo, perché, se ciò accadrà, l'organizzazione sarà paralizzata e i direttori non potranno pagare sanzioni pecuniarie per situazioni che si presentano non sotto la loro responsabilità, ma per il fatto che l'agenzia non ha i mezzi per rispondervi", sottolinea il responsabile, parlando alla radio "Renascença".
"La decisione metterà sotto pressione i lavoratori e, soprattutto, i dirigenti, in un organismo di recente creazione e - lo sanno tutti - con questioni pendenti e mancanza di risorse per affrontarle", sottolinea il responsabile, evidenziando che "le determinazioni dei giudici sono da rispettare".