Secondo il documento diffuso dalla CFP, "si stima che la riduzione delle ritenute alla fonte ai fini del Fisco nei mesi di settembre e ottobre 2024 comporterà un aumento del gettito delle imposte dirette di 1.167 milioni nel 2025, grazie alla riduzione dei rimborsi".
Nazaré da Costa Cabral, presidente della CFP, ha spiegato alla presentazione di questo rapporto, a Lisbona, che la questione "è complicata da stimare perché i rimborsi dipendono in una certa misura dal livello delle ritenute alla fonte nel 2024 ed era necessario disporre di informazioni più dettagliate per sapere in quali famiglie si sono verificate queste ritenute e cosa si tradurrà in termini di entrate".
Alla domanda sull'adeguamento delle imposte alla fonte effettuato lo scorso anno, il funzionario ha sottolineato che "si trattava di un'opzione politica": "quello che il Governo ha fatto nel 2024 è stato rinunciare a una parte delle sue entrate, e parlando di misure in un contesto di sgravi fiscali, il fisco ha subito una riduzione".
"L'effetto meccanico dell'applicazione delle tabelle di ritenuta ha fatto sì che lo Stato rinunciasse a un gettito maggiore di quello che avrebbe potuto ottenere se la misura non fosse stata adottata", il che "avrà un impatto economico favorevole nel 2025", ha spiegato.
La CFP sottolinea nel rapporto che questo effetto è puntuale e che ha proposto una revisione al ribasso delle imposte dirette che "è determinata, quasi nella sua totalità, dall'approvazione di misure permanenti volte ad aumentare il reddito delle famiglie e delle imprese".
Non si "ripete, nel 2026, l'effetto positivo e puntuale (rivisto al rialzo in questa proiezione) associato a un minor volume di rimborsi nel 2025, derivante dall'anticipazione nei mesi di settembre e ottobre 2024 di una parte dei rimborsi in acconto del Fisco 2024, che sarebbero stati pagati nel 2025", evidenzia la CFP.