Fu così che, con una marcia in più e con un'idea appena accennata degli eventi epocali che si sarebbero verificati nei giorni e nelle settimane successive, partii per la mia vacanza, alloggiando da solo nel mulino a vento affittato da mia madre a Palmela prima di partire per il sud.
Avevo appena trascorso alcuni giorni a Madrid con amici di amici ricchi e quando, durante una cena tardiva e lussuosa, venne sollevata la questione della rivoluzione nella Spagna di Franco, fu discussa con serietà ma liquidata.
"E in Portogallo?", ho chiesto.
Risate, accensione di sigarette e versamento di bevande.
"Oh mai, mai. I portoghesi amano la loro dittatura!".
E questo è quanto, anche se credo che mi abbia fatto riflettere. Ma sì, di sicuro non era proprio in programma, nonostante gli orrori della coscrizione quadriennale, della guerra coloniale, della povertà rurale e di una stampa messa a tacere. I portoghesi erano stati isolati e nutriti con la propaganda interna per così tanto tempo che la rivoluzione, una vera rivoluzione, era praticamente impensabile.
Così, quando un paio di giorni dopo, la mattina del 25 aprile 1974, mi svegliai da solo nel mulino a vento di Palmela per sentirmi dire dai vicini increduli che il mugnaio, Sr. António, e sua figlia Isa, erano eccitati, che la rivoluzione, una vera e propria rivoluzione, era praticamente impensabile. António e dalla sua eccitata figlia Isaura, che c'era stato un colpo di stato militare e che tutti dovevano rimanere a casa, fu con una certa incredulità, mista a eccitazione, che accolsi la notizia. Se era vero, si trattava di un colpo di Stato di destra o di sinistra? Dopo tutto, c'era chi pensava che il successore di Salazar, Marcello Caetano, si stesse muovendo in una direzione pericolosamente di sinistra e internazionalista!
Mia madre non aveva né televisione né radio. Il limite del suo progresso tecnologico era un telefono che funzionava quasi sempre. Ma non ora.
Mi precipitai giù per la collina verso il paese sperando che i negozi fossero ancora aperti e fui abbastanza fortunato da trovare un fornitore di materiale elettrico che non fu in grado di illuminarmi molto su ciò che stava accadendo, ma mi vendette una radio e delle batterie.
Incollato alla radio
Per le 48 ore successive rimasi incollato alla radio, apprendendo, con il mio portoghese estremamente limitato ma in rapida espansione, dai leggeri ma eccitati annunci (intervallati da un'allegra musica marziale) del Movimento das Forças Armadas e dai bollettini ancora più veloci del BBC World Service, come procedeva la rivoluzione. Ero appassionato della storia e, trovandomi sul posto, volevo spremere l'ultima goccia di ciò che stava accadendo. Compravo ogni giorno i giornali di Lisbona, ero all'aeroporto quando Álvaro Cunhal, il segretario generale del Partito Comunista fino ad allora bandito, è tornato e alla stazione di Santa Apolónia quando il leader del Partito Socialista Mário Soares è stato accolto dall'esilio a Parigi da folle adoranti.
La storia di come la rivoluzione è avvenuta e si è sviluppata nella sua prima fase è stata raccontata da coloro che ne sanno di più e che erano lì mentre gli eventi si svolgevano. Il mio punto di vista è obliquo, quello di uno straniero con una certa conoscenza di prima mano, ma soprattutto quello di un osservatore e di un interessato osservatore esterno.
In seguito emerse che mia madre, che aveva un passaporto brasiliano, era stata convocata presso la sede della PIDE a Setúbal il... 25 aprile 1974! Presumibilmente per rendere conto dei suoi contatti "pericolosi", tra cui Zélia Afonso, la moglie di Zeca (José Afonso, cantautore, autore di Grândola, Vila Morena, una canzone vietata che fu uno dei segnali di trasmissione dell'inizio della rivoluzione).
Una giornata incredibile
Due giovani portoghesi, miei compagni e informatori, mi accompagnarono a Lisbona in quel giorno straordinario, appena sei giorni dopo il colpo di Stato, il primo maggio 1974. Partimmo dalla stazione degli autobus di Setúbal, affollata e caotica. Tutti i viaggi sui mezzi pubblici erano ora gratuiti e gli impiegati, fino ad allora in uniforme e rasati, tutti maschi, mostravano le loro credenziali rivoluzionarie indossando i loro stessi vestiti e facendo spuntare i peli sul viso. Il viaggio in autobus da Setúbal a Lisbona lo ricordo come un progresso trionfale e gioioso. Le strade che attraversavano Almada e i suoi villaggi e sobborghi erano fiancheggiate da folle festanti e canterine, alcune con bandiere rosse decorate con martelli e falci dall'aspetto casalingo. Davvero? In Portogallo? È stato davvero incredibile!
A Lisbona, le scene di eccitazione e gioia apparentemente sfrenata erano ovunque. I miei amici mi portarono nel brulicante Rossio, nella sede recentemente abbandonata della disprezzata polizia segreta, la PIDE/DGS, nel Chiado, e finimmo in un bar a conduzione familiare da qualche parte vicino al Largo do Carmo, sopra il Rossio. Ricordo una donna che faceva parte della famiglia che gestiva il bar che teneva in braccio il suo bambino alla finestra sotto la quale la folla esultante cantava l'inno Grândola Vila Morena, precedentemente bandito da José Afonso, e diceva al suo bambino: "Nunca, nunca esquece-te disto, filha!", e ho ripensato a quel tavolo ricco a Madrid appena una settimana prima.
Qualunque cosa sia accaduta dopo quei giorni febbrili e comunque la storia giudichi la rivoluzione portoghese di cinquant'anni fa, quel momento è stato indimenticabile e rimarrà sempre così nella mia memoria.
Viva il 25 aprile!
Jonathan is from London and has lived in Lisbon since 1985. He studied Drama at the University of Manchester and, until he retired, taught English and Theatre Studies at the University of Lisbon.
He was active for many years at the Lisbon Players as a director and actor. His play, Waking Thoughts, about the eighteenth century writer, collector, traveller, and builder William Beckford was performed in London, Edinburgh, Bath, and Lisbon. He made two films, We Came to Lisbon, a documentary about visitors to the Portuguese capital, and Offstage Stories, about the theatre. He has written the libretto for an opera by Christopher Bochmann based on Queen Phillippa of Lancaster. He took part in a film of King Lear last year, playing the title role.
A short story of his, Mary Dances, was selected for publication in the Daily Telegraph magazine in 2021.